Azione in corso...

Cosa significa innovazione, lezione da un maestro

Prototitpo Carburatore Rondoni

Prototitpo Carburatore Rondoni

Nostro articolo su Informazione Locale di Marzo

Il brevetto n. 313477 rilasciato nel 1933 dal Regio Politecnico di Milano, fu concesso per il “carburatore privo di vasca a livello costante” progettato e realizzato dall’umbertidese Giuseppe Rondoni, detto Peppino. In pratica questo carburatore è stato il precursore dei moderni sistemi ad iniezione diretta: risolveva parecchi problemi di avviamento tipici dei motori dell’epoca e prometteva un risparmio di carburante del 30%. Lo slogan che lo pubblicizzava assicurava che il prodotto garantisse anche “dal pericolo degli incendi, tanto da potervi mettere a contatto un fiammifero acceso”, il target erano gli automobilisti amanti “del nuovo accoppiato all’utile”. Certo, questi slogan di ottanta e passa anni fa, letti adesso, strappano un sorriso. Poi però analizzo meglio il contesto ed il sorriso diventa ammirazione. Quest’uomo che in un periodo così difficile, privo di mezzi e praticamente autodidatta, riesce a realizzare un progetto del genere merita, senza dubbio alcuno, di diventare esempio e pietra di paragone ogni volta che si parla di innovazione. Il carburatore funzionava, fu prodotto e commercializzato, posso solo ipotizzare i motivi che impedirono la diffusione su larga scala e determinarono l’abbandono della produzione: mancanza di finanziamenti, collocazione della fabbrica in una zona tecnologicamente arretratissima. Non è questo ad essere importante, ma l’approccio che Peppino Rondoni ha avuto, durante tutta la sua vita, nei confronti della parola “innovazione”.  Ha capito che il più grande segreto dell’innovazione è che chiunque può farla. Qualunque dizionario ci conferma che la parola “innovare” non ha il significato che la maggior parte gli attribuisce. Innovare significa “introdurre qualcosa di nuovo”. Tutto qui. Non dice che è necessario essere un genio creativo, un maniaco del lavoro. In questa definizione, la parola chiave è “nuovo”. La trappola in cui in genere si casca è pensare che “nuovo” significhi qualcosa che l’universo non ha mai visto prima mentre in realtà la maggior parte delle idee innovative migliorano qualcosa di già esistente, come ha fatto il carburatore “Rondoni”. Semplicemente si è chiesto: è questo il solo modo  per far funzionare questa cosa? Esiste un modo migliore? Queste due domande costituiscono la base essenziale del progresso.  Questo, adesso più che mai, è fatto da piccoli passi sempre più veloci; le grandi falcate, nella storia dell’umanità, si contano sulle dita di una mano. Occorre quindi più che altro spirito di osservazione ed iniziativa, tutte qualità che a Peppino, di certo, non mancavano.  Dopo la seconda Guerra Mondiale, il posto di apprendista presso la sua officina, era molto ambito. In pratica si aveva in mano un titolo equivalente ad un Master alla Bocconi di oggi. Si era praticamente certi di trovare lavoro, magari presso l’officina della ferrovia: chi aveva lavorato da Peppino certamente sapeva lavorare, aveva imparato il mestiere. Non era solo questione di abilità manuale, era il solito approccio innovatore di Peppino a fare la differenza, cioè l’abitudine a quelle due domande fondamentali. Così nella sua officina si trasformavano le automobili dell’epoca, le Balilla, tagliando la carrozzeria posteriore e mondandoci cassoni per ottenere un mezzo simile ad un pick up per gli agricoltori. I vecchi motori della FIAT 509 venivano modificati con un sofisticato sistema di contrappesi in monocilindro, e usati come generatori o motori per trinciaforaggi. Addirittura i resti in alluminio di una fortezza volante americana caduta sul monte Tezio vennero recuperati, trasportati a dorso di mulo fino ad Umbertide e fusi per costruire delle macchinette per fare la pasta (spaghetti etc.). Ecco, questo era l’approccio. Mio padre ha lavorato in quell’officina. Ancora oggi, dopo più di cinquant’anni, ha la buona abitudine di porsi quelle due domande.

Autore: Webmaster

Condividi

Categorie

Tags